Il taglio dei capelli, fino alla rasatura completa, ha in realtà sempre avuto, nella tradizione religiosa e culturale, il senso di sacrificio o anche di mutilazione di alcune virtù dell'essere umano, fino al significato estremo di perdita della propria identità profonda (simili vissuti si ritrovano anche in casi di gravi alopecia), e comunque quello di una trasformazione netta della propria individualità. Lo scalpo rituale degli indiani d'America, il taglio dei capelli delle vestali o delle suore, dei sacerdoti greci o egizi, o quello dei monaci buddisti segnalano sì un atto di umiltà e rinuncia, ma anche di legame con una dimensione spirituale iper-umana. Una particolare simbologia connette i capelli al dolore e al lutto: tagliarsi i capelli, lasciarli incolti, cospargersi la testa di cenere o semplicemente coprirsi per un certo periodo i capelli sono atti simbolici stereotipati, di diffusione largamente attestata, con cui si manifestavano in forma visibile il dolore, l'amore non ricambiato o la disperazione. Ancora oggi la locuzione 'strapparsi i capelli per il dolore' indica una situazione estrema di sofferenza, tale da spingere l'individuo all'autodegradazione. Da ricordare infine il ruolo rituale dei capelli, anch'esso attestato dall'antichità nelle più diverse civiltà, e di cui l'espressione più evidente è il taglio della capigliatura nelle cerimonie d'iniziazione e di consacrazione. A questa sfera siriconnette la 'tonsura ecclesiastica',cioè la rasura circolare che i monaci e gli ecclesiastici portavano sulla sommità del capo.   E' significativo a questo proposito l'esempio di "evirazione" subita da Sansone sconfitto dai Filistei solo dopo il tradimento da parte della propria donna, venuta a conoscenza che la sede della sua immensa forza era nei capelli.

Così, ancora, per i monaci orientali il cranio rasato è simbolo di castità. Con l'avvento della religione cristiana la tonsura divenne pratica abituale per i monaci, convinti così di rendersi sessualmente non attraenti ed esprimere umiltà, obbedienza e distacco dai beni del mondo.  Imporre invece il taglio dei capelli è sempre stato segno di profondo disprezzo. Gli antichi Romani tagliavano i capelli dei prigionieri, delle adultere e dei traditori.

Mentre, anche nei tempi "recenti" della seconda guerra mondiale, donne accusate di facili costumi o di collaborazionismo con il nemico venivano rasate e poi costrette a mostrarsi ai concittadini. Anche le streghe, nel nostro medioevo, prima di essere giustiziate venivano rasate sia per esporle alla pubblica vergogna ed al disprezzo di tutti sia perché si riteneva che nei capelli fosse riposta gran parte della loro potenza malefica, sicché, rasate, non potessero più nuocere.  Nell'immaginario collettivo la calvizie conferisce inoltre un'idea di prematuro invecchiamento ed un esplicito segno di declino, ed è spesso per l'individuo causa di insicurezza nel suo inserimento sociale.   La Chiesa Cattolica tuttora vieta alle donne di entrare in chiesa con i capelli scoperti per assistere alle funzioni religiose, e nel caso di suore e monache la proibizione di esporli è assoluta.

Un riferimento che è ancora più evidente nelle culture islamiche, dove addirittura soltanto i mariti ed i familiari stretti, oltre a persone di sesso femminile, possono liberamente guardare i capelli della donna, che all’esterno della propria abitazione deve sempre uscire con la testa coperta, fino all’estremo del burqa.  Dalle ricerche effettuate su questo fenomeno si scopre che  i capelli sono un simbolo sacro, in quanto estensione dell'anima e che il taglio di essi aveva come procurato "la perdita di una parte di loro".  Mentre ad esempio il rituale che si fa in molte dottrine e iniziazioni del rasare i capelli è un gesto che simbolizza il  ricominciare da tabula rasa, il ritorno alla nascita, alla purezza e l'abbandono del vissuto personale.

Simbologia del taglio dei capelli come cambiamento

Il gesto di una donna che taglia corti i capelli può essere interpretato come un gesto di ribellione, di emancipazione, ma anche come il "metterci la faccia" nella vita, ad esempio chi ama portare i capelli legati indietro che lasciano scoperto il viso, le persone estremamente timide tendono a coprire il viso con i capelli come quelle estremamente insicure.

Basta, diamoci un taglio!”. Questa frase è particolarmente calzante se si pensa a quante volte si è ipotizzato di cambiare radicalmente qualcosa della propria immagine attraverso un semplice taglio di capelli e quanto spesso questo desiderio è collegato ad una fase di cambiamento della propria esistenza.Accade spesso che una variazione nel proprio look vada di pari passo a qualche evento importante che è capitato sia esso positivo (la nascita di un figlio, il matrimonio, una promozione nell’ambito lavorativo, una nuova casa, ecc.) ma molto piu’ spesso come negativo (il divorzio, un  lutto, ecc.).    Il taglio di capelli è indice di una chiusura di un capitolo della propria vita e di un’apertura di una nuova pagina da scrivere. Non solo il taglio, ma anche la modifica del colore può indicare la voglia di rinnovarsi e di vedersi in modo diverso. La chioma esprime infatti  l’emotività e  la personalità di ciascuno, in particolare delle donne che optano per taglio, colore o permanente a seconda dell’immagine che desiderano dare di sé all’esterno e sulla base del potere attrattivo che pensano una determinata capigliatura possa donare loro. Infatti, la capigliatura è una variabile importante da considerare nell'attrazione fisica e nell’immagine perché può essere manipolata cambiando appunto colore, lunghezza e stile dei capelli. Storicamente la lunghezza o il taglio dei capelli si sono rivelati un segno di status, di appropriatezza nell'ambito sociale e di distinzione di sesso.  Per gli uomini ha meno rilevanza il taglio dei capelli, ma quando avviene un cambiamento drastico nel look, come peraltro per la donna, vi sono indicatori di desiderio di: sedurre, voltare pagina, cambiare, a causa di qualcosa di molto positivo o di traumatico che è avvenuto nella propria vita. Lo sanno anche i sassi che spesso si cambia taglio di capelli, perché si ha l’esigenza di cambiare. “Volevo (o vorrei) cambiare qualcosa nella mia vita; Cambiare qualcosa di me”- sono i pensieri ricorrenti in chi ha da poco cambiato taglio o in chi desidera rinnovare la propria immagine.

A volte l’occasione di un taglio (netto) non è un’esperienza felice, come per esempio una rottura sentimentale o una perdita di un oggetto, persona amata o altro. Ci si può deprimere a tal punto che si decide di dare un taglio. Con la vita passata che procura dolore, ma anche con i capelli che ricordano quell’esperienza collegata alla sofferenza, appunto.

A tal proposito il professore Roberto Pani, docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna, racconta che “nella mia esperienza di psicoanalista ho potuto constatare che le emozioni che oscillano che tra aspetti depressivi e aspetti euforici corrispondono spesso a modificazioni del taglio e dell’acconciatura femminile; come se l’immagine della propria capigliatura fosse un teatro o meglio un contenitore delle emozioni delle donne. Alcuni desideri di cambiamento spesso riflettono un desiderio di diventare indipendente, e di superare l'evento che ha procurato sofferenza oppure di chiudere un capitolo che rappresenta una fase della vita a cui non si sente più di appartenere. Questi desideri vengono messi in atto proprio cominciando a tagliare capelli, modificare acconciatura o colore”.

Sembra banale, dunque, ma non lo è. Entrando nel dettaglio del significato psicologico dei cambi di immagine:

–   tagliare i capelli può voler dire tagliare una relazione;

–    farsi la permanente significa rendersi più gioiosi, più ricchi dal punto di vista emotivo, e quindi sentirsi pieni affettivamente, perché i riccioli e boccoli possono essere assimilati simbolicamente a delle monete. Nel linguaggio popolare non  a caso ogni riccio è capriccio…

–    portare i capelli molto lunghi può ricondurre ad una personalità dolce, romantica e sognatrice;

–    tingersi i capelli di biondo può nascondere un desiderio di essere più seduttiva e sofisticata;

–    farsi nera o mora infine riconduce alla sessualità, l’istintività, e al desiderio di fisicità.

Dal punto di vista psicologico – prosegue Pani – la testa assume nella donna un significato di cambiamento emotivo, che diventa visibile”.

E per gli uomini? La valenza psicologica legata al taglio di capelli ha un significato molto minore per il sesso maschile,  ma non vi sono del tutto estranea. Uomini che tagliano i capelli di ‘a zero’ di punto in bianco o che si fanno crescere le basette in modo parossistico o che lasciano crescere i capelli per coprire calvizie o per trasformarsi in intellettuali anarchici o per essere più giovanili: sono tutti esempi per indicare che anche loro stanno attraversando una fase di seduzione

L'antichità

L'arte di acconciare i capelli è antichissima. Presso molti popoli antichi le acconciature variavano in funzione non solo del sesso, ma anche e soprattutto del grado sociale: così, per es., fra le popolazioni della Mesopotamia e in Persia erano proprie della nobiltà fogge complicate a base di riccioli disposti a vari piani, spesso coperti di polvere d'oro e adornati di monili in metalli preziosi. In Egitto, nelle classi inferiori e medie ci si radeva il capo, mentre nelle classi più elevate gli uomini pettinavano i capelli variamente in frangette, zazzere, treccioline lunghe fino al petto, mentre le donne coprivano la testa con una o più parrucche inanellate, poste l'una sull'altra, oppure con fazzoletti di stoffa. Presso i greci dell'epoca arcaica i capelli lunghi distinguevano i cittadini delle classi alte e non vi era una sostanziale differenza fra acconciature maschili e femminili: i capelli, arricciati artificialmente, ricadevano simmetricamente sulle spalle, trattenuti da nastri e diademi. In epoca classica ed ellenistica per gli uomini prevalse l'uso dei capelli corti; il taglio dei capelli e la loro consacrazione ad Artemide e ad Apollo segnava l'inizio della pubertà.

Le donne, con l'ausilio di nastri, bende e diademi, usavano raccogliere i capelli sulla nuca o sulla sommità del capo. La varietà delle acconciature e degli ornamenti era caratteristica delle donne di Atene, che usavano anche tingersi i capelli, adoperando polveri dorate, bianche e rosse.  I romani ignorarono a lungo le raffinatezze della pettinatura e fu solo con il diffondersi dei costumi greci che gli uomini iniziarono a tenere i capelli corti e a farseli arricciare, e le donne a sostituire le semplici fogge di annodare i capelli con elaborate acconciature, che divennero poi tipiche in età imperiale, quando la difficile arte della pettinatura era affidata a schiave specializzate, le ornatrices. Particolarmente curiosa è l'acconciatura di Età Flavia, consistente in un altissimo diadema di ricci disposti a semicerchio sulla fronte, ottenuto con posticci di capelli finti.

Il Medioevo e l'epoca moderna

Nonostante gli inviti alla semplicità e alla modestia degli scrittori cristiani, le acconciature adottate nei primi secoli del Medioevo dalle donne delle classi sociali più elevate continuarono a essere assai complicate, con largo uso di posticci di capelli finti, diademi e veli frangiati, finché nel 7° secolo la Chiesa emanò severe prescrizioni contro il lusso delle pettinature e degli ornamenti da testa. In epoca feudale le donne preferivano le trecce, spesso ornate di fili di perle e di fiori, o portavano i capelli sciolti e trattenuti da un cerchio o da una ghirlanda; il capo era comunque spesso coperto con veli o cuffie, più o meno ornate da trine e pietre preziose. Nel 13° secolo da Venezia si propagò in tutta l'Italia una decisa influenza orientale nelle pettinature femminili, ricche di ornamenti e di stoffe preziose. Verso la fine del 14° secolo fra le donne di nobile famiglia si diffuse il 'balzo', acconciatura simile a un cuscino, nella quale i capelli venivano legati con nastri e fili d'oro su un'armatura e quindi ricoperti di ricche stoffe. Dal balzo derivò la pettinatura diffusa nel Quattrocento, caratteristica per il suo sviluppo in altezza, nella quale i capelli venivano tirati e tenuti fermi da reticelle sopra un'anima di cartone a forma di pan di zucchero, alta fino a 70 cm. Nello stesso periodo era comune radersi una parte dei capelli per ingrandire la fronte. Predicatori e legislatori cercavano di porre freno al lusso delle pettinature femminili con 'bruciamenti delle vanità' e leggi sontuarie, ma senza grande successo: non solo le donne, ma anche gli uomini continuarono a dedicare alla pettinatura cure e artifici.   Quando il centro della moda si spostò a Parigi, si accentuò l'impiego dei capelli finti, finché si giunse al trionfo delle parrucche inanellate e incipriate, il cui uso fu introdotto da Luigi XIII per nascondere la calvizie e che ebbero il momento di massimo splendore nel 18° secolo: Maria Antonietta arrivò a portarne una alta circa un metro e mezzo che la costringeva a stare in ginocchio entro la carrozza. La Rivoluzione francese portò poi a una generale semplificazione dell'abbigliamento e, quindi, anche del modo di acconciare i capelli. Da allora gli uomini ripresero a portare i capelli corti e per le donne prevalsero acconciature più semplici.  Nel 20° secolo si può dire che sia del tutto scomparsa la differenza nel modo di pettinarsi in relazione al grado sociale. Le cure dedicate ai capelli e alla pettinatura non sono più riservate all'élite, ma diffuse in tutte le classi.

Patologia dello Stress

Essendo un componente secondario del nostro corpo, ha bisogno che i reni suo organo collegato, funzioni bene, e al loro volta i reni hanno bisogno dei polmoni per svolgere accuratamente il loro ruolo.  Una buona ossigenazione è essenziale per far esplodere le tossine nel corpo così da ridurne le dimensioni e facilitare l'espulsione mediante i reni.  Alla base della calvizie vi è un'eccessiva presenza di ormoni maschili, tanto che se prima l'alopecia toccava quasi solo gli uomini, oggi vediamo che con l'emancipazione femminile e la esasperazione del lato maschile questo problema affligge sempre più donne.   Questa conquista è stata accompagnata da stress e tensioni tipicamente maschili, quindi anche da un certo numero di patologie e squilibri tipicamente  maschili. Quando un capello cade la sua morte risale a tre mesi prima della caduta: dobbiamo quindi ricercarne la causa in quel periodo.

Esiste infine uno stretto rapporto tra capelli e paura, rapporto comprensibile per la sua appartenenza al Principio dell'Acqua che gestisce il sentimento paura. L'energia di questo Principio controlla lo stress, le emozioni forti e le ghiandole surrenali che secernono nel nostro organismo gli ormoni dell'istinto di sopravvivenza, ossia adrenalina e noradrenalina.

Le situazioni di stress danneggiano i capelli perché tale situazione va a creare una reazione immediata o addirittura anticipata sulle ghiandole surrenali le quali sono "collegate" anche ad essi, che rischiano di essere danneggiati se non soffocati. Ad esempio dopo uno shock come un incidente, si può avere la caduta immediata di capelli, anche i capelli bianchi dalla paura non sono solo una leggenda.  La perdita dei capelli è legata alla paura di perdere qualcosa di importante, vita, persone care, lavoro, di un valore;  la perdita può essere reale o simbolica, vissuta o immaginata.I trauma va a toccare le strutture profonde dell'individuo.

Il Principio dell'Acqua diventa più fragile e se lo shock è molto intenso la perdita dei capelli può avvenire anche prima dei tre mesi, cioè del tempo che impiega il capello a morire.

Nelle situazioni di perdita di qualcosa o qualcuno ecc.. il lavoro che si può fare è quello psicologicamente di accettare, elaborare e perdonare la situazione o noi stessi, fondamentale anche agire sul Meridiano della Vescica che gestisce le antiche momorie.

Concludendo:

 la diversa durata della fase anagen dell'uomo e della donna ha fatto sì che la lunghezza dei capelli sia diventata simbolo di dimorfismo sessuale. E’ da notare che nelle culture dove c’e’ piu’ liberta’ sessuale i capelli sono mostrati e portati a essere visibili, nelle culture dove invece c’e’ castrazione e controllo i capelli sono nascosti e velati.  L'essere umano ha poi riposto nei capelli significati simbolici sempre più complessi, sicché la loro caduta è spesso vissuta inconsciamente come uno stato di regressione ad una condizione infantile ed asessuata, come perdita di forza e potenza, come invecchiamento, come disonore, come castrazione. Nella storia umana nessuna cultura mai è rimasta indifferente ai problemi dei capelli.
Nell'essere umano i capelli hanno la funzione di essere visti per esprimere, fra conscio ed inconscio, complessi messaggi sociali.

 

 

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